L’oltre POP della rivoluzione POP

L'oltre POP della rivoluzione POP

“Io mi interesso alla natura dell’immagine come ci si potrebbe interessare alla creazione di una forma classica, di una testa ideale ad esempio. Alcuni non credono molto in questo genere di cose, ma è più o meno questa l’idea che ci si faceva di un’opera classica – rappresentazioni ideali di persone ordinarie e di personaggi quasi divini. Bene, la stessa idea è stata adattata ai fumetti. Questo però non viene definito classico, si parla cliché. In breve, io sono interessato al modo in cui il mio lavoro può trasporre queste tecniche classiche, solo che non è classico, sembra un fumetto.”

 

Roy Lichtenstein, uno degli esponenti della Pop Art americana più timido e riservato del gruppo, utilizzava queste parole per raccontare la sua arte. Una riflessione così attenta e profonda che spesso mi ha portato a pensarlo come un “oltrePop”. Questa voglia di ricercare un approccio classico della figura, di rendere gli esseri oltre il contesto reale e dunque quasi divinatorio attraverso tecniche reputate “clichè” come il fumetto mi ha sempre portato a guardarlo come un esponente del Pop con un’evoluzione propria, altra.

Nel 1964 il Life pubblicò un articolo intitolato “È lui il peggior artista d’America?” … non lo avevano ancora capito.

“In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?” e nell’altro c’è davvero di tutto: le linee nitide di “Perfect/Imperfect”,  “Brushstrokes” dove la pennellata dell’artista diventa l’emblema della sua ricerca con vigorose pennellate di colore, fino agli omaggi alla tradizione cinese e alla riproduzione quasi compulsiva di tantissimi capolavori classici del passato, tra cui Monet, Matisse, Van Gogh e lo stesso Picasso.

Oggi a cent’anni dalla sua nascita la mia visione di quest’artista è ancora “aperta”,  Roy continua a stimolare il mio punto di vista, rispetto ad un personaggio che,  “intrappolato” nella cultura POP, sicuramente “incompreso” nella sua totalità è riuscito a rendere classico uno standard comunicativo come il fumetto, mi chiedo cosa avremmo potuto scoprire se avessimo seguito gli altri suoi filoni, se lo stesso destino gli avesse concesso più anni e gli avesse permesso di portare avanti i suoi dipinti virtuali nei quali si immerse negli ultimi anni di vita.

Luigino De Martinis

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